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SER
(S.E.R. - SVOBODA ETO RAI)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 agosto 1990
 
di Sergej Bodrov, con Aleksandr Bureyev, Svetlana Gajtan, Vladimir Kosyrev (Unione Sovietica, 1989)
Due solitudini, due esseri in gabbia. Da un lato il bambino, rinchiuso in un riformatorio non molto dissimile da una prigione, con la sua sete inestinguibile ed irrefrenabile di libertà: è il significato di SER, il tatuaggio che si porta sulla mano, e che significa La Libertà è il Paradiso. Dall'altra - e dall'altra in Russia significa a 7000 chilometri di distanza... - il padre, in un'altra prigione, per adulti questa. Da questa simmetria, così realistica (il bambino continua a fuggire per tentare di percorrere l'immensa distanza che lo separa dal genitore) ma anche così astratta (il film è lineare, privo d'inutili accentuazioni drammatiche, quasi una retta tesa tra due punti) nasce la particolare tensione espressiva dell'opera.

Accentuata dalla scelta degli attori (a cominciare da quella del ragazzino, viso di efelidi, di una dolce e dura solitudine fin troppo fotogenica), dal taglio rigoroso delle immagini e del montaggio. Leggermente guastata da una musica inutilmente invadente, e da uno stile che, seppur controllato, appare un po' datato, quasi troppo professionale per la crudezza del soggetto. Curiosamente, simile ad un realismo non tanto da anni cinquanta sovietici, ma hollywoodiano.


   Il film in Internet (Google)

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